NBA

The National Basketball Association, in arte NBA:

 

Ideato solamente come un modo alternativo di affrontare una lezione di educazione fisica, limitata al coperto dalla pioggia, dalla sua nascita a fine XIX secolo, il gioco della pallacanestro ha visto la sua essenza svilupparsi in modi nuovi e moderni, ma soprattutto ha visto la proprio popolarità e diffusione diffondersi a livello globale.

Nato negli Stati uniti ad opera di un professore Canadese, il dott. Naismith, nel corso dei decenni il basket si è diffuso in modo virale in tutto il mondo, arrivando a diventare lo sport più importante in moltissimi paesi, specialmente in Europa, dove oggi crescono e nascono delle squadre nazionali in grado di vincere alcune tra le maggiori competizioni internazionali, fra le quale mondiali e olimpiadi.

Nonostante la crescita esponenziale del movimento Fiba (International Basketball Association), ancora ai giorni nostri però è impossibile separare il vero significato della pallacanestro dal basket giocato oltreoceano nel continente nord-americano; se infatti parliamo dei giocatori e delle squadre più forti del mondo, della lega più spettacolare e ricca, è possibile parlare solo della Nba, la National basketball association, il campionato di basket giocato negli Stati uniti e nel Canada.

Sebbene nel corso degli anni i campionati europei abbiano colmato in parte il divario tecnico/fisico con la lega americana, l’Nba ha saputo cambiare e trasformarsi continuamente, riuscendo, a pensiero della maggior parte degli addetti ai lavori, a rimanere il campionato più divertente e appassionante del mondo, il sogno di ogni ragazzino che per la prima volta prende in mano un pallone da basket.

 

Sommario:

Storia

Regole

Struttura e squadre

Stagione

Mercato

Leghe affiliate

Nba e il mondo

Nba e Italia

-Amministrazione

Nba nella cultura popolare

Record

Premi

Storia:

-La nascita e gli anni 40:  con il termine Nba si può indicare la lega professionistica di basket più importante e famosa del mondo, ma sarebbe scorretto assegnarle il titolo della prima lega di pallacanestro mai creata.

L’Nba nasce infatti solo nell’agosto 1949, dalla fusione di due leghe già esistenti, la National basketball  league (Nbl), e la Basketball association of america (BAA),che fondata nel 1946 è  l’antenata e antesignana della Nba.

La prima lega professionistica a nascere negli stati uniti fu però la ABL, l’American Basketball League, creata nel 1925 e successivamente scomparsa nel 1953, a cui è riconducibile il merito di essere stata la prima a stabilire precise regole di gioco e di organizzazione aziendale, riscontrabili ancora oggi.

Viene considerata come prima partita ufficiale della storia Nba la sfida della BAA tra i Toronto Huskies e i New York Knickerbockers a Toronto il primo novembre 1946.

Nonostante un continuo sviluppo e campioni del calibro di George Mikan la BAA non riuscì a divenire la lega più importante del continente, dovendo rivaleggiare con la popolarità della Abl e di squadre indipendenti come gli Harlem Globetrotters, che nel corso degli anni soffieranno molti talenti alla neonata Nba.

 

Anni 50′, l’inizio della crescita e la prima dinastia: con la fusione del 1949 e la nascita ufficiale della nuova lega, nel corso degli anni 50′ l’ Nba cominciò a diventare progressivamente il campionato più importante d’America,  favorita dall’ingresso nelle sue file di nuovi campioni provenienti dalle file della  Nbl e successivamente dalla   fallita Abl.

Fin dagli inizi degli anni 50′ l’Nba iniziò a distinguersi concretamente sia in campo, con il perfezionamento di molte regole e la spettacolarizzazione del gioco, sia fuori dal terreno di gioco, dimostrandosi di essere una delle associazioni sportive più organizzate del pianeta; di fondamentale importanza fu soprattutto il lavoro dei dirigenti della lega sul piano dell’integrazione razziale, diventando una delle prime leghe sportive degli stati uniti a permettere ai giocatori afroamericani e neri di partecipare ad un campionato normalmente riservato ai bianchi, seguita successivamente anche dal altre leghe di altri sport come la Mlb o la Nfl.

Le decisioni di quegli anni di ridurre le squadre Nba a 8 invece delle iniziali 17, l’arrivo di nuovi giocatori neri, o provenienti dalle leghe fallite, furono elementi che permisero un concentrarsi del talento in poche squadre, permettendo un gioco altamente competitivo e intenso, anche se non ancora prettamente spettacolare e atletico se paragonato al basket moderno.

Uno dei problemi principali delle partite di basket di quel tempo era la lentezza e ripetitività del gioco, basato sul mantenimento del possesso per molti minuti da parte di una squadra, favorendo partite dal punteggio molto basso (mediamente 20-30 punti per squadra) e poche azioni complessive.

Per velocizzare il gioco e renderlo molto più avvincente i dirigenti Nba adottarono nel 1954 una nuova regola, fondamentale ancora oggi,  la regola dei 24 secondi, che obbliga ogni squadra a tenere il possesso del pallone solo per un tempo limitato, aumentando in questo modo il numero di azioni, obbligando le squadre a prendersi molto più tiri e rischi.

Il  primo decennio Nba portò la creazione della prima grande dinastia della lega, con i Minneapolis Lakers capaci di vincere tra il 1948 e il 1954 ben sei titoli in sette anni, dando vita ad alcune delle più grandi rivalità, in particolare con i fondatori, i New York Knickerbockers, sconfitti per ben tre volte in finale.

Prima grande stella e dominatore assoluto della Nba, capitano dei Lakers, fu il centro George Mikan, l’esempio dello stile di gioco del tempo, dove  la mancanza di grandi atleti  favoriva tecnica e all’altezza, gli ingredienti principali per la vittoria.

La fine degli anni 50′ e il ritiro di Mikan portò ad un cambiamento nelle gerarchie Nba, con l’inizio della più grande dinastia della storia del gioco, la nascita della leggenda dei Boston Celtics e del loro più grande giocatore, Bill Russell.

-Anni 60, La dinastia di Boston, Russell vs Chamberlain: quando si parla di anni 60′ e di Nba non si può non parlare di Boston Celtics, ma soprattutto della leggendaria sfida tra Wilt Chamberlain e Bill Russell, le due stelle che hanno contrassegnato  un intero decennio Nba, e che hanno contribuito profondamente a cambiare la storia del gioco.

Il loro duello e la successiva rivalità Boston-Lakers sono entrate di diritto nella storia dello sport americano e non, insieme a classiche rivalità come quelle Alì-Frazier, Boca Junior-River plate, Coppi-Bartali, Agassi-Sampras, Bird-Magic  o Bee bep- willy coyote.

Le carriere di Russel e di Chamberlain furono il manifesto ideologico dell’evoluzione che il gioco Nba era destinato a percorrere, con la comparsa di giocatori fisicamente e atleticamente superiori, destinati a dominare la scena.

Con il ritiro di Mikan  nel 56′ di si aprì il ciclo dei Boston Celtics del leggendario allenatore e general manager Red Auerbach, capace di  portare la sua squadra al titolo per ben 11 volte in 13 anni, dando vita alla più grande dinastia della storia Nba.

Allenati da Auerbach, i Celtics poterono contare su leggende di calibro di Bob Cousy, Bill Sharman, John Havlickek e K.C Jones, ma che soprattutto si basarono sul talento e la leadership del centro Bill Russell, l’anima della squadra, un maestro della difesa e dei rimbalzi, considerato uno dei più grandi vincenti di sempre, in campo in tutti gli undici titoli vinti in quegli anni.

A tentare di usurpare il potere biancoverde arrivò nella Nba nel 59, dopo un anno con gli Harlem Globetrotters, il fenomenale centro di 2,18 centimetri Wilt Chamberlain, una, se non la più grande macchina da canestri di sempre.

Nel corso della sua straordinaria carriera Wilt “the Stilt” frantumò ogni tipo di record personale finora presente in Nba; a causa della sua altezza e del suo incredibile atletismo per gli avversari era impossibile fermare Chamberlain, che nella sua carriera fu in grado di spazzare via ogni difensore tranne uno, Bill Russell, l’unico veramente in grado di reggere un confronto con Wilt.

Con l’inizio del decennio l’Nba diede vita ad un nuovo cambiamento, con la creazione di nuove squadre e lo spostamento di alcune franchigie storiche in città più grandi ed economicamente importanti, come il trasferimento dei Lakers da Minneapolis a Los Angeles, mostrando di saper gestire il lato economico, un fattore sempre più in espansione.

Lungo tutto il corso degli anni 60 i tifosi Nba potettero assistere alla grande rivalità tra Russell e Chamberlain, e le continue sfide in finale tra i Celtics e i Lakers dell’altra grande leggenda del tempo, Jerry West; infatti, almeno fino al 1967, Chamberlain e i suoi Philadelphia Warriors (divenuti 76ers nel  65 per il trasferimento dei warriors a San Francisco) parteciparono solamente ad una finale, quella vinta nel 1967, poichè ogni anno venivano sconfitti da Boston nella finale di Conference.

Nonostante il trasferimento di Chamberlain ai Lakers nel 1968, West e compagni furono costretti ad arrendersi nuovamente ai rivali biancoverdi, riuscendo a vincere il titolo solamente nel 1971, con Bill Russell ormai ritirato e il ciclo bostoniano terminato(tra il 1961 e il 1968 Boston e Los Angeles si affrontarono 6 volte, con Boston sempre vincitrice).

Con la fine del decennio l’Nba raggiunse il massimo della sua popolarità all’epoca, e si iniziava ad affacciarsi sul palcoscenico principale il miglior marcatore di sempre, Lew Alcindor, più famoso come Kareem Abdul -Jabbar.

 

-Anni 70, la crisi e la rivalità con la Aba: nonostante la popolarità della rivalità Russel-Chamberlain e la presenza di nuovi grandi campioni come Oscar Robertson, Abdul-Jabbar, Rick Berry, Bill Walton, l’Nba affrontò un decennio di crisi di risultati, sia sul piano finanziario che sul piano della propria immagine.

Sebbene fosse diventata una delle leghe sportive più importanti e seguite del paese, l’Nba era costrette a soccombere per numeri, ricchezza e popolarità rispetto alle altre leghe professionistiche americane come la Nfl, la Mlb e la Nhl, con il basket considerato da sempre uno sport minoritario in confronto agli sport americani per eccellenza, il football americano e il baseball, mentre in Canada non era in grado di scalfire il dominio dell’hockey su ghiaccio.

La fine della dinastia Celtics, il ritiro di Chamberlain e di West portarono ad un maggiore equilibrio tra le squadre Nba, con sette squadre diverse in grado di laurearsi campioni nel corso del decennio, con spazio a formazioni nuove, come Portland e Seattle, e i primi titoli dei New York Knicks; ma questo stesso equilibrio portò con se la mancanza di una nuova grande rivalità tra superpotenze in grado di portare il pubblico ad appassionarsi come era stato per Russel e Chamberlain.

La crisi d’immagine e la conseguente perdita economica e di visibilità fu acuita dalla rivalità che nacque in quegli anni tra la Nba e la neonata ABA, l’american basketball association, nata nel 67, lega professionistica che in pochi anni seppe ritagliarsi la propria popolarità e immagine di campionato molto spettacolare, in particolare grazie al “furto” nei confronti della NBA di alcuni campioni, su tutti julius Erving, il dottore.

 

 

-Anni 80, la rinascita: Ad inizio anni 80′, una Nba sempre più in crisi fu salvata principalmente da tre fattori:

-L’introduzione nel 1979 del tiro da tre, copiato dalla rivale Aba, che già da qualche anno lo utilizzava; la scelta della Nba si rivelò quanto mai azzeccata, perchè l’introduzione del tiro da tre dai 7,25 metri portò il gioco verso una dimensione diversa e più moderna, con la nascita di grandi  specialisti  e un approccio delle squadre sempre più rischioso, ma spesso più elettrizzante ed efficace.

– l’inizio della carriera da Commisioner Nba per David Stern, che per ben 34 anni, fino al 2014 ha saputo guidare e gestire l’Nba,  riuscendo a farla diventare una delle leghe sportive più seguite e ricche del pianeta.

-L’accendersi di una nuova grande rivalità, forse la più nota tra quelle della Nba, la faida che  frappose nuovamente i Boston Celtics e i Los Angeles Lakers, capitanati da due delle più grandi stelle della storia della Pallacanestro, Larry “legend” Bird e Earving “Magic” Johson.

Completamenti diversi uno dall’altro, prima rivali e poi amici, i due giocatori diedero vita a uno spettacolo mai visto prima nella Nba, con un basket di squadra solido, spettacolare ma soprattutto di una intensità e durezza fisica che raramente si sono riviste negli anni successivi.

Negli anni 80′ l’Nba costruì le fondamenta del proprio successo e dello sviluppo globale che ne segnerà gli anni successivi; grazie al lavoro di David Stern e alla quantità massiccia di talento all’interno delle varie squadre l’Nba fu in grado di superare in maniera definitiva la concorrenza della Aba, arrivando a scalfire il dominio e la popolarità dell’Nfl e della Mlb.

Fu un decennio d’oro per la Nba, che ebbe modo di annoverare fra le sue file e negli stessi anni la maggior parte dei giocatori più forti della storia e che sono stati inseriti nella Hall of Fame, l’olimpo del basket; a seguire Bird e Magic infatti furono infatti a decine i campioni che scelsero l’Nba, da Julius Erving, dopo l’esperianza in Aba, a Charles Barkley, James Worthy, Hakeem Olajuwon, Isaiah Thomas, Joe Dumars, Moses Malone, David Robinson, la coppia Stockton-Malone, e su tutti his Airness, colui che è considerato il più grande di tutti, Michael Jeffrey Jordan.

La quantità di talento in tutta la lega diede vita una serie di duelli e di rivalità davvero incredibili, con i Celtics e i Lakers di Bird e Magic costretti a battersi con ogni mezzo contro avversari sempre più forti e organizzati, con serie di playoff che restano scritte nella leggenda per la loro durezza e spettacolarità, come le sfide tra Celtics e Chicago bulls,tra Lakers e Detroit Pistons, tra Boston e Philadelphia, tra I Bulls di Jordan e i bad boys di Detroit, e ovviamente le sfide di finale che tutti volevano vedere, e che per tre volte mise di fronte Bird contro Magic.

I frutti del lavoro degli anni 80′ furono raccolti in pieno da Stern e dalla Nba, che oramai era diventato uno dei brand sportivi e commerciali più importanti del mondo, e che aveva trovato in Michael Jordan la sua stella più luminosa e per molti versi la sua gallina dalle uova d’oro.

 

-ANNI 90, L’era Jordan e la globalizzazione del marchio Nba: Con gli anni 90 l’Nba entrò in una nuova fase del suo sviluppo, basato sul miglioramento continuo dell’immagine e della bellezza del prodotto Nba, un prodotto sempre più inteso come un fenomeno globale, che grazie alle nuove tecnologie e alla globalizzazione mondiale  in grado di arrivare nei modi più diversi nelle case di tutto il mondo, sia in forma di diretta tv delle partite, sia con  i vari prodotti a marchio Nba come scarpe e magliette.

Furono anni di profonda rivoluzione per l’Nba, con il commisioner Stern abile nel sfruttare la popolarità acquisita negli anni 80′ e l’introduzione dei nuovi mezzi di comunicazione globale, riuscendo a costruire un impero di marketing, spettacolo e intrattenimento con pochi eguali.

Testimonial per eccellenza di questa rivoluzione fu Michael Jordan, capace di monopolizzare l’Nba per un intero decennio sia sul campo che nell’ambito economico, diventando uno dei primi sportivi a diventare un’icona di stile, lanciando una propria marca di scarpe e di abbigliamento, l’Air Jordan, ancora oggi il simbolo ufficioso della Nba in giro per il mondo.

Dal punto di vista sportivo i primi anni 90′ furono il punto di sublimazione della concentrazione di talento degli anni 80′, con l’apice del successo raggiunto nel 1992, quando gli Stati uniti presentarono alle olimpiadi di Barcellona il “Dream team”, la squadra dei sogni, che capitanata da Jordan, Bird e Magic è ritenuta una delle squadre più forti della storia dello sport; in quella olimpiade, nonostante i grandi miglioramenti di nazionali come Croazia e Unione Sovietica (squadra unificata allora), gli Stati uniti demolirono ogni avversario, vincendo ogni partita con almeno 30 punti di scarto, mostrando la netta superiorità del mondo Nba.

Nel corso del decennio la scena Nba fu dominata dalla dinastia dei Chicago Bulls di Jordan, capace di vincere sei titoli in 8 anni, vincendo tutte le finali disputate contro gli avversari più diversi, con Jordan in grado di innalzarsi sopra tutte le stelle Nba, scrivendo alcune delle pagine più famose della storia della lega.

Con il ritiro di Jordan nel 98 e la fine della monarchia Bulls la competizione per il titolo Nba divenne molto più aperta e combattuta, con una nuova generazione di campioni pronta a sostituire la precedente, con la comparsa di nuove stelle come Tim Duncan, Allen Iverson, Shaquille O’Neal, Kobe Bryant e molti altri, in grado di prendere in mano l’eredità di Jordan non solo in campo ma anche nei cuori dei tifosi e nella macchina commerciale che l’Nba era diventata.

 

– L’era moderna e il XXI secolo: Con la fine dell’era Jordan l’Nba è divenuta una continua ricerca di equilibrio tra le diverse potenze che si andavano affacciando alla ribalta; grande caratteristica infatti dell’Nba moderna è l’equilibrio e la dilatazione del talento tra le varie squadre, con il titolo che in questi ultimi 15 anni è stato spartito tra diverse squadre, con nessuna formazione in grado di vincere più di due, o al massimo tre, titoli in fila.

Il XXI secolo però è stato e continua oggi ad essere la definitiva vittoria del modello Stern, del nuovo modello della Nba, un campionato aperto a tutti, spettacolare, ricco, famoso e globale, aperto a tutto il mondo e a tutte le nazionalità; grazie al lavoro degli anni 90′ il brand Nba è conosciuto ormai in ogni angolo del globo, con i prodotti e le partite delle varie squadre vendute e trasmesse a milioni di persone.

Simbolo di questo cambiamento è il continuo aumento e l’importanza che vanno assumendo i giocatori non americani, come mostrano il caso dell’argentino Ginobili, dei francesi Parker e Diaw e del tedesco Dirk Nowiztski, veri e propri simboli della globalizzazione.

Grazie alle nuove tendenze e alla fusione tra Nba e Musica rap e basket di strada, sono state lanciata  nuove moda, ispirate soprattutto da giocatori come Iverson o come Bryant, i giocatori simbolo di una generazione.

Nonostante la crescita di molte squadre e la dilatazione del talento, il titolo Nba è stato conteso tra diverse formazioni, che di fatto però si è visto conquistato da pochi team, per i quali si è potuto parlare di nuove dinastie, come i Lakers di inizio secolo di Bryant e O’neal o soprattutto gli Spurs di Tim Duncan, in grado tra il 1999 e il 2014 di vincere 5 titoli, mai consecutivi, ma sempre con lo stesso allenatore, Greg Popovich.

Gli ultimi anni hanno portato alla ribalta dei nuovi fenomeni che stanno rimpiazzando la vecchia generazione, fenomeni della portata di LeBron James, Kevin Durant o Steph curry, che oltre a regalare spettacolo in Nba hanno contribuito a riportare gli stati uniti sul tetto del  mondo sia ai mondiali e che alle olimpiadi dopo un periodo di crisi, con la conquista degli ori di Pechino 2008 e Londra 2012, e il mondiale vinto in Spagna nel 2014.

Questa nuova generazione di talenti ha mostrato tutto il cambiamento avvenuto nel gioco della pallacanestro moderna, un basket nel quale è diventato di estrema importanza l’aspetto atletico e fisico rispetto all’aspetto tecnico, maggiormente considerato nell’ambito Fiba.

Conseguenza della globalizzazione della Nba è stato l’assorbimento di alcuni concetti di un basket diverso e internazionale, e in particolare quello filippino dello “Small Ball”, ovvero la preferenza per dei quintetti molti bassi, basati sulla velocità e sull’uso preponderante del tiro da tre, con l’uscita di scena del ruolo del centro vecchio stile, che nei panni di Russel, Chamberlain, Jabbar e O’neal aveva fatto la fortuna dell’Nba.

Nelle ultime stagioni, dopo due anni di dominio dei Miami Heat di James, Wade e Bosh il titolo è stato vinto nel 2014 nuovamente dai San Antonio Spurs, di Duncan, Ginobili e Parker, chiamati in questa stagione a difendere il blasone dall’assalto di molti avversari, per una lotta mai stata così aperta.

  

 

Regole:

nel corso degli anni i dirigenti Nba hanno messo mano più volte al regolamento, apportando modifiche più o meno incentrate a rendere il gioco più fluido e in particolare spettacolare, molto più godibile per il pubblico.

In particolare l’Nba si è andata differenziandosi col tempo dai campionati Fiba per quanto concerne il regolamento, con alcune differenze che sebbene lascino inalterata l’essenza e i principi del gioco, hanno portato come conseguenza il prevalere della ricerca nel basket americano di una maggiore fisicità rispetto allo sviluppo della tecnica, così da aumentare la componente di spettacolarità.

Le differenze principali tra i due regolamenti sono:

-Durata della partita, 48 minuti con ogni quarto da 12 minuti in Nba (40 e 10 a quarto Fiba)

-Distanza della linea da tre punti, 7,25 metri per l’Nba (6,75 quella Fiba)

-La possibilità per un giocatore di chiamare dal campo un timeout, non presente nel regolamento Fiba, dove solo l’allenatore può chiedere una sospensione.

-La presenza in Nba dell’infrazione dei 3 secondi difensivi, con il difensore obbligato ad uscire dall’area pitturata dopo tre secondi, a differenza della regola Fiba, dove al giocatore in difesa è permesso restare in area a tempo indeterminato.

-Nella Nba, quando si evidenzia una situazione di palla contesa tra due giocatori avversari, il possesso della palla viene deciso tramite una palla a due, con l’arbitro che alza la palla ai due giocatori in questione; nelle regole Fiba il possesso della palla è deciso con il possesso alternato.

– in Nba l’espulsione di un giocatore è prevista dopo il sesto fallo, nel regolamento Fiba dopo il quinto.

-Nel regolamento Fiba un giocatore non può tenere la palla ferma in mano più di 5 secondi, mentre in Nba non è prevista questa regola.

-Nella Nba un fallo tecnico è punito con un tiro libero e possesso, a livello Fiba con 2 tiri e possesso.

Le competizioni internazionali come mondiali e olimpiadi vengono disputati con il regolamento Fiba, cosa che spesso ha creato problemi a molti giocatori della nazionale americana.

Una differenza fondamentale tra Nba e Fiba risulta essere il principio con cui vengono interpretate le regole: in particolare il tema più delicato è quello dei  passi, molto spesso perdonati dagli arbitri Nba, con lo spettacolo sempre favorito, anche a scapito della natura del gioco, con “quarti tempi” e camminate palla in mano non fischiate per permettere una schiacciata o giocata spettacolare.

Questo problema ha creato negli ultimi anni molte polemiche, con i critici europei e americani ad affermare come al giorno d’oggi la preparazione tecnica di molti giovani americani sia incompleta rispetto a quella dei coetanei europei, con i primi educati soprattutto a rafforzare la componente fisica, a scapito dei fondamentali di base.

 

Struttura e squadre:

Dalla sua fondazione l’Nba ha saputo trasformarsi e adattarsi ai tempi e ai cambiamenti economici avvenuti, allargandosi progressivamente, con l’aggiunta di  nuove squadre e lo spostamento di altre.

Dalle 11 squadre del 1946, le 8 squadre dei primi anni 50′, l’Nba si è allargata ad alcune delle città più importanti degli Stati uniti, arrivando dopo l’expansion draft del 2004 al numero attuale di 30 squadre, 29 americane e una canadese.

Le trenta squadre Nba sono divise geograficamente in due conference di  15 squadra l’una,la Eastern Conference, con le squadre della parte est degli Stati uniti, e la Western Conference, con le squadre del nord-ovest; ogni conference è suddivisa in tre Division, composta da 5 squadre l’una:

 

Eastern Conference:

  • Atlantic division:  Boston Celtics, Philadelphia 76ers, New York Knicks, Toronto Raptors, Brooklyn Nets
  • Central division: Chicago Bulls, Detroit Pistons, Cleveland Cavaliers; Indiana Pacers, Milwaukee Bucks
  • Southeast division: Miami Heat, Charlotte Hornets, Orlando Magic, Atlanta Hawks, Washington Wizards

Western conference:

  • Northwest  division: Oklahoma- city Thunder, Denver Nuggets, Portland Trailblazers, Utah Jazz, Minnesota Timberwolfes
  • Pacific division: Los Angeles Lakers, Los Angeles Clippers, Phoenix Suns, Golden state Warriors, Sacramento Kings
  • Southwest division: San Antonio Spurs, Houston Rockets, Memphis Grizzlies, Dallas Mavericks, New Orleans Pellicans.

La squadra più giovane dell’Nba sono gli Charlotte Hornets, nati nel 2004, mentre la squadra più antica sono i New York Nicks, che hanno partecipato alla prima partita della storia nel 1946.

 

 

Struttura della stagione Nba:

 

La stagione Nba si articola principalmente in tre fasi, regular season, postseason e offseason:

  • Regular season: la stagione regolare della Nba è il momento in cui vengono giocate più partite e si distende su diversi mesi, dal 29/30 ottobre fino al 15 aprile, data in cui si chiude ufficialmente la regular season.

La stagione regolare nella Nba assume una importanza fondamentale poichè solo una buona regular season di molte vittorie può consentire ad una squadra di andare ai playoff.

Durante la stagione ogni squadra è chiamata a giocare ben 82 partite, 41 in casa e 41 in trasferta, e molto spesso le squadre hanno uno o due giorni di riposo tra una partita e l’altra, ma ogni tanto incorrono nei famosi back to back, ovvero  due partite in due giorni di fila, molto criticate dalla associazioni giocatori.

A circa metà stagione, a febbraio si svolge l’all star game, dove vengono convocati i migliori giocatori per una sfida Est vs West e varie gare di abilità, considerato uno degli eventi più importanti dell’anno.

All’inizio dei playoff, ma senza che questi vengano considerati, viene assegnato dai giornalisti e dagli addetti ai lavori il titolo di Mvp, di Most valuable player, ovvero il riconoscimento del miglior giocatore della stagione, il trofeo individuale più ambito.

  • Postseason: durante la regular season ogni squadra cerca di vincere più partite possibili, per ottenere il record migliore; al termine della stagione regolare, in base al record, le prime migliori otto formazioni  di ogni conference vanno a formare la griglia dei playoff, che da fine aprile fino ad inizio giugno tengono col fiato sospeso tutti i fan.

Negli ultimi anni si è creata molta polemica intorno al sistema dei playoff in quanto molte formazioni dell’Ovest, nonostante un record ampiamente positivo, vengono escluse dai playoff a causa della competitività della conference, mentre da molti anni all’est è possibile fare i playoff anche con un record negativo, a causa della presenza di poche squadre realmente competitive.

Un’altra polemica riguarda l’assegnazione dei posti per i playoff, in quanto la squadra vincente di una division riceve automaticamente uno dei primi quattro posti a prescindere dal record, nonostante altre squadre possano avere avuto risultati migliori.

Le otto squadre con il miglior record si sfideranno solo col le formazioni della propria conference, per decidere la vincitrice della stessa che parteciperà alla finale Nba contro la vincitrice della conference avversaria.

La griglia dei playoff, divisa in est e ovest, si articola cosi:

Primo turno (aprile-inizio maggio):

  1. prima classificata vs ottava classificata

quarta classificata vs quinta classificata

  1. seconda classificata vs settima classificata

terza classificata vs sesta classificata

 

Secondo turno, semifinali di conference(metà maggio):

  1. Vincitrice sfida 1 vs 8 contro vincitrice sfida 4 vs 5
  2. Vincitrice sfida 2 vs 7 contro vincitrice sfida 3 vs 6

 

 

Finali di conference(fine maggio):

  1. Le due squadri vincitrici del secondo turno si affrontano per il titolo di conference

 

Finali Nba (inizio giugno) :

  1. si sfidano i campioni delle due conference, e la vincente conquista il titolo Nba.

Ogni sfida di playoff tra due squadre è disputata in una serie al meglio delle sette partite, dove si qualifica la prima squadra che raggiunge le quattro vittorie (le possibili combinazioni sono quindi 4-0, 4-1, 4-2, 4-3)

La squadra con il miglior record tra le due avrà il fattore campo, ovvero giocherà le prime due partite in casa, successivamente due in trasferta, e se necessario la quinta in casa, la sesta in trasferta e l’eventuale gara 7 nuovamente in casa, assicurandosi un vantaggio non indifferente.

Le finali Nba sono il momento clou dell’intera stagione, con le due squadre migliori e sopravvissute che si contendono il Larry O’Brien trophy, il titolo Nba.

Al termine di ogni finale viene consegnato al miglior giocatore della serie il titolo di Mvp, un riconoscimento molto ambito dai giocatori, al momento detenuto da Kawhi Leonard.

 

  • Offseason: Con la fine delle finals si chiude ufficialmente la stagione Nba e incominciano i lunghi mesi di Offseason, quel momento in cui il compito delle squadre Nba è quello di prepararsi al meglio per la stagione successiva, scegliendo quali giocatori tenere, quali scambiare, quali tagliare o firmare da free-agent.

la Offseason è il momento in cui i giocatori possono riposarsi lasciando il palcoscenico ai genaral manager e alle società, le quali devono gestire al meglio i bilanci delle squadre e i movimenti di mercato; questa periodo vive di quattro momenti principali:

  1. Draft Nba: Evento fondamentale per ogni squadra Nba, in quanto negli ultimi giorni di giugno le varie società sono chiamati a selezionare i giovani giocatori provenienti dal college e dal resto del mondo.

Il draft si configura in due giri di trenta chiamata, e normalmente, a meno di scambi di scelte, come avviene sempre più di frequente, ogni squadra ha a disposizione due scelte, una per giro, in base al piazzamento e il record ottenuti nella regular season: a differenza che negli sport europei nella Nba (così come nella Nfl e nella Mlb o Nhl), non esistono retrocessioni, ma più una squadra sarà andata peggio più probabilità avrà di ottenere una scelta più scelta, ovvero la possibilità di chiamare per primo il giovane più forte disponibile al draft.

Nel corso degli anni il sistema di selezione dell’ordine di scelta, la draft lottery, è stato criticato e modificato, fino alla formula attuale, anch’essa in costante revisione: le 14 squadre non qualificatesi ai playoff ottengono un numero di combinazioni e percentuale di possibilità direttamente proporzionale al record ottenuto sul numero di mille combinazioni; per esempio, la squadra che avrà ottenuto il record peggiore avrà ben 250 combinazioni( ovvero di palline con il proprio nome), ovvero il 25% di possibilità di vedersi sorteggiati per avere la prima scelta, mentre la squadra migliore tra le escluse avrà solo 5 combinazioni, ovvero il lo 0,5% di possibilità.

Nonostante le percentuali non a favore negli ultimi anni ad aggiudicarsi le prime scelte sono state spesso squadre dai record discretamente migliori tra le peggiori, ma soprattutto molto spesso le squadre peggiori si sono viste beffate dalla sorte.

Solo le prime tre scelte sono determinate dalla estrazione, e le posizioni successive, comprese quelle delle squadre da playoff, saranno assegnate in base al record, così da tutelare le squadre con il record peggiore che non sono state premiate dalla lottery.

Il secondo giro teoricamente prevede l’inizio di un nuovo ciclo di scelte in ordine di record, ma che ogni anno viene scombussolato dalla cessioni e scambi di scelte.

Una delle principali regole non scritte della Nba afferma come il draft non sia una scienza esatta, poichè molte volte negli anni molte prime scelte siano state spese per giocatori rivelatisi poi un totale fallimento, mentre giocatori scelti molto in basso si possono rivelare autentici campioni (Ginobili scelto alla numero 56).

  1. Apertura mercato Nba: con la data del primo luglio si apre ufficialmente il mercato Nba, con la possibilità per le squadre di fare trade e soprattutto l’opportunità di firmare i free agent, i giocatori senza contratto.
  2. Esistono due tipo di Free agent, quelli Unrestricted, ovvero liberi di firmare con qualsiasi squadra, oppure i restricted, con la squadra in militavano nell’ultima stagione con il diritto di pareggiare entro qualche giorno la nuova offerta ricevuta dal giocatore da una seconda squadra.

Il mercato chiude ufficialmente per gli scambi il 19 febbraio, mentre per i free agent il 1 di marzo, la data in cui presentare i roster definitivi per il resto della stagione.

  1. Summer league: nel mese di luglio a Orlando e las Vegas vengono disputati due tornei, duranti i quali le squadre danno la possibilità a giocatori giovani o in cerca di contratto di mettersi in mostra, in un evento che negli anni sta assumendo sempre più rilevanza; rimane fondamentale per assistere ai primi passi Nba dei rookies scelti al draft un mese prima
  2. Training camp e preaseson: è il vero inizio della stagione Nba, con le squadre che iniziano a radunarsi e ad allenarsi assieme per un circa un mese, assimilando schemi e preparandosi alla stagione imminente, cercando di costruire un gruppo solido e vincente.

Poche settimane prima dell’inizio della stagione vengono disputate delle amichevoli tra le varie squadre, per iniziare a scaldare i motori e testare la condizione fisica.

 

 

Mercato:

A differenza di quante accade in molti sport europei, su tutti il calcio, il mercato dei giocatori Nba si struttura in modo diverso; una squadra Nba può contare su due modi per acquistare un nuovo giocatore:

  1. Firma dei free agent, ovvero l’ingaggio dei giocatori rimasti senza contratto o tagliati dalle varie squadre, che vengono firmati dalle nuove squadre con dei contratti di una lunghezza e stipendio determinati dal tipo di giocatore e dal progetto di quella determinata formazione.
  2. Gli scambi e le trade, la pratica più comune, perchè a differenza che nel calcio, e a parte qualche raro caso di contratti specifici di no-trade, le squadre Nba possono disporre dei contratti dei loro giocatori a proprio piacimento, scambiandosi giocatori e scelte come se fossero pezzi di carta qualsiasi, senza aver bisogno del consenso dei giocatori.

Normalmente due o più squadre organizzano delle trattative utilizzando come merce di scambio i contratti dei giocatori e le scelte al draft, utilizzando il denaro solo per aggiustare le differenze di stipendio.

Molte possono essere i motivi che portano le squadre ad una trade, come la necessità di provare a migliorare la squadra, la richiesta precisa di un allenatore o la volontà di un giocatore di voler cambiare squadra o ancora più spesso la volontà di liberare spazio salariale scaricando stipendi ingonbranti.

Una caratteristica fondamentale degli sport americani è infatti la presenza del salary cap, ovvero di un limite alla cifra e alle spese che le varie squadre possono fare per gli stipendi dei propri giocatori; l’introduzione di un tetto limite di spesa e le multe inflitte a chi supera questo limite (la luxury tax, un dollaro di multa per ogni dollaro oltre il limite) fu introdotto in modo razionale per mantenere l’equilibrio tra le varie squadre Nba e rendere il gioco più competitivo, evitando che le squadre più ricche potessero acquistare tutti i migliori giocatori, offrendo un salario molto più alto rispetto a franchigia di realtà e mercati minori.

Il Salary cap per la stagione 2014/2015 della Nba ammontava a 63 milioni, la cifra oltre il quale era obbligatorio formare il proprio roster di 12-15 giocatori, oltre al quale scattava automaticamente la tassa di lusso.

A fine stagione la luxury tax viene ripartita tra quelle squadre che sono rimaste nei limiti del Salary.

 

Leghe affiliate:

Nel corso degli anni l’Nba si è fatta carica di formare e sostenere altre leghe di pallacanestro nel nord America, dando vita a due leghe differenti, che sebbene siano indipendenti mantengono forti contatti con la Nba, rimanendo affiliati e cooperanti:

  1. D-League: nel corso degli ultimi anni i dirigenti Nba hanno deciso di risolvere il problema del destino dell’elevato numero di giocatori non selezioni per il draft, arrivando a creare nel 2001 una nuova lega di sviluppo della Nba, ovvero una lega indipendente ma associata alla national basketball association, dove le squadre sono formate o da giocatori non selezionati dalle squadre Nba ed in cerca di una occasione, oppure da giovani promesse che le squadre Nba non ritengono pronte al ritmo del livello professionistico, decidendo così di parcheggiare per qualche mese il giocatore nella squadra di D-league associata alla loro, in modo da fargli fare esperienza e mantenerlo in allenamento.

Ad oggi l’unico italiano che abbia mai giocato in D-league è Gigi Datome, retrocesso dai Detroit Pistons per qualche settimana con i Grand Valley rapids nel gennaio 2015.

  1. Wnba: Nel 1996 venne fondata la Wnba, la Woman national basketball association, la Nba femminile, la lega professionistica in cui militano le giocatrici più forti del mondo, e che nel tempo ha saputo crescere e acquisire grande popolarità, grazie alla presenza di grandi atlete, quali Lisa Leslie e Dana Taurasi.

In modo da ottenere una maggiore attenzioni dai media la stagione Wnba si svolge in tempi diversi da quella della Nba, occupando i mesi estivi, durante la offseason Nba, da maggio a Ottobre.

 

 

L’Nba e il mondo:

Nel corso degli  ultimi 30 anni l’Nba ha saputo guardarsi intorno ed aprirsi a una sempre più stretta collaborazione e integrazione con le principali leghe professionistiche dei vari continenti, in particolare con Asia e Europa.

La possibilità di ampliare notevolmente il raggio del mercato e degli affari a tutto il mondo ha portato l’Nba a stipulare incontri, tornei e perfino partite di regular season lontano dagli Stati uniti, un evento impensabile solo negli anni 80′.

Sintomo di questo continuo progresso e apertura è il continuo afflusso di giocatori internazionali all’interno delle varie squadre e in particolare nel draft, come dimostrano gli Spurs campioni Nba in carica, che nel loro roster possono contare su due francesi, un italiano, un argentino, due australiani e un canadese, rimanendo la squadra più international di tutte.

Il punto massimo di questo sviluppo è rappresentato dal 2006 dagli Nba live tour, delle tournee organizzate ogni anno da alcune squadre Nba per disputare il training camp nelle varie nazioni europee, sfidando alcune delle squadre più forti del vecchio continente e per promuovere il movimento (nel 2010 I New York Knicks di Gallinari sconfissero sconfissero a Milano l’Armani jeans Milano).

L’idea dell’ Nba live tour riprende il progetto interrottao nel 1999 del McDonald’s Open, un torneo disputato ad inizio anni 90 in Europa e che ha visto coinvolte molte squadre Nba, italiane e perfino alcune nazionali (la disciolta Unione Sovietica ad esempio).

Negli ultimi anni inoltre il rapporto tra Europa e Nba si è andato rafforzando con la decisione storica del commissioner David Stern di far disputare ogni anno alcune partite di regular season in Europa, e in particolare a Londra, così da legare sempre più le due realtà, fino al pensiero di un progetto futuro di una squadra europea in Nba.

Altro grande mercato e bacino di utenza per l’Nba è diventato quello asiatico, in particolare grazie allo sviluppo del campionato cinese, meta di moltissimi giocatori che per un motivo o per l’altro non trovano più spazio in Nba e che vogliono continuare la propria carriera.

Molto importante è inoltre il lavoro della associazione Nba Cares, con le squadre e i giocatori chiamati ad aiutare i più bisognosi; l’Nba ha sempre dato molto attenzione all’aspetto caritatevole e umanitario, negli ultimi anni in particolare concentrandosi sui poveri americani e i bambini dell’africa, aiutando a costruire scuole e palestre dove poter dare un’istruzione ai più bisognosi.

 

L’Nba e l’Italia:

Nel corso degli anni 80′ e 90′ molti giocatori italiani, come Meneghin, Mayers e Pozzecco attirarono l’interesse di molti squadre Nba, preferendo però rimanere in Italia, a causa della chiusura mentale verso i giocatori internazionali che vigeva ancora nel mondo Nba, un mondo non ancora globalizzato.

Ad aprire la strada d’oltreoceano agli italiani furono la possibilità di misurarsi con le squadre americane nei tornei del McDonald’s Open e soprattutto l’arrivo in Nba dei primi italiani, sebbene per pochi mesi e poche partite: nel 1995 infatti Vincenzo Esposito  e Stefano Rusconi furono protagonisti delle prime partite di un italiano in Nba, rispettivamente con la maglia dei Toronto Raptors e dei Phoenix Suns, racimolando però poche minuti e pochi punti complessivi (Esposito ebbe più fortuna, con una massimo in carriera di 18 punti).

Nonostante una prima esperienza non esaltante la strada era aperta, e dal 2006 in poi sono stati ben quattro gli italiani approdati in Nba, con Andrea Bargnani, prima scelta assoluta del 2006, ora a New York , Marco Belinelli, diciottesima scelta del 2007 ora agli Spurs, Danilo Gallinari, ottava scelta del 2008, oggi a Denver e Luigi Datome, non scelto al draft ma firmato come free agent dai Detroit Pistons nel 2013, oggi a Boston.

Nell’ultimo draft del 2014 inoltre è stato scelto come 56′ scelta dagli Houston Rockets Alessandro Gentile, giovane stella dell’Olimpia Milano, che per  il momento ha preferito rimanere in Italia e rimandare il salto.

Nel Giugno 2014 Marco Belinelli è diventato il primo italiano a vincere il titolo Nba con i San Antonio Spurs, dopo che qualche mese prima era diventato il primo italiano a vincere la gara del tiro da tre punti.

 

Amministrazione:

La sede ufficiale degli uffici Nba si trova a all’Olympic Tower di New York, 645 di fifth avenue, ed è gestita dal commissioner Nba, eletto dai proprietari delle 30 franchigie.

Dal 2014 è in carica il Commissioner Adam Silver, che è divenuto il quinto di sempre, andando a sostituire David Stern, che per 34 anni ha guidato l’Nba verso l’epoca della globalizzazione, portando la lega verso la fama e prosperità che possiede attualmente.

Dopo le sue dimissioni Stern è rimasto come consulente di Silver e come ambasciatore Nba in Europa.

 

L’Nba nella cultura popolare:

Con la sua rinascita e la sua diffusione negli anni 80′ e 90′, L’Nba e i suoi giocatori sono stati  a più riprese utilizzati e manipolati all’interno della cultura popolare, in particolare attraverso riviste specializzate, documentari, libri, film, musical fino ad arrivare alle app e ai videogame.

La diffusione dei mezzi di comunicazione ha aiutato l’Nba a diventare un fenomeno globale, in grado di influenzare molti aspetti della cultura popolare dei giovani, arrivando a creare un mondo alternativo e ideale, dove il basket americano è visto, sognato e immaginato in un determinato modo.

Sicuramente uno dei mezzi che più ha contribuito ad affermare il mito americano e dell’Nba è stato il cinema, autore di grandi film riguardanti il basket americano e le sue storie; il più famoso resta probabilmente “Space Jam” del 1996, dove fu protagonista Michael Jordan insieme ai cartoni dei Looney Tunes, grazie al quale his Airness ritornò a giocare a basket dopo una parentesi al Baseball,ricalcando in maniera creativa la sua vera storia.

Dopo Space Jam sono stati molti i capolavori girati sul mondo del basket, con un alcuni film interpretati da stelle Nba e che hanno esplorato il mondo del basket americano, del basket di strada e  di quello liceale e collegiale, il passo antecedente l’Nba, quanto mai fondamentale.

Fra le tante pellicole possiamo ricordare le più famose e appassionanti, come “Glory road”, “He got game”, con protagonista Ray allen, Coach Carter, “Blue chips” con Shaquille O’Neal, “White man can’t Jump, e “Rebound”, il grande ritratto di Earl Manigault, il più grande giocatore di strada mai arrivato in Nba.

Come ogni sport che si rispetti il mondo Nba ha dato ispirazione alla creazione di una serie di videogiochi a sfondo sportivo e manageriali, con le due produzioni più famose, la serie Nba Live della Ea Sports, e la serie Nba2k, della 2k sports, che da anni si danno battaglia a suon di nuove uscite, rimanendo un must per tutti gli appassionati Nba che sognano di vestire i panni del loro idolo.

Molto importante nel mondo iper-tecnologico di oggi è stato lo sviluppo delle applicazioni Nba per la telefonia mobile, in particolare con l’ultima app prodotta dalla stessa Nba,  “Nba gametime”, in grado di tenere sempre informato il tifoso, il quale ha la possibilità di seguire in diretta l’andamento e il commento di tutte le partite, scegliendo se acquistare o meno la possibilità di vedere il match sul proprio smartphone o rivedere gli highlights a fine partita.

Nel 2012 è stata per la prima volta messa in scena un’opera teatrale, con tema l’Nba, con la produzione di Bird/Magic, il musical  sulla carriera e la rivalità sfociata in grande amicizia tra Larry Bird e Magic Johnson, i simboli della rinascita Nba.

 

Record:

Ogni anno nella Nba vengono scritti e battuti molti record, ma ancora oggi alcuni dei record più vecchi resistono agli assalti delle nuove generazioni; qui verranno elencati alcuni dei moltissimi record di squadra e individuali più importanti:

Record di squadra:

  1. Maggior numero di vittorie in stagione, 72, Chicago Bulls nella stagione 1995/96
  2. Maggior numero di sconfitte 73, Philadelphia 76ers, stagione 1972.
  3. Peggior record finale, 7-59 (stagione del Lockout), Charlotte Bobcats, stagione 2012
  4. Maggior striscia di vittorie consecutive, 33, Los Angeles Lakers stagione 1971-72
  5. Maggior striscia di sconfitte consecutive, 26, Cleveland Cavs stagione 2011-12 e Philadelphia 76ers stagione 2013-14
  6. Miglior mese in una stagione, Atlanta Hawks, gennaio 2015, 17 vinte 0 perse.
  7. Maggior numero di titoli, 17 Boston Celtics.
  8. Maggior numero di finali giocate e perse, Los Angeles Lakers, 30 giocate e 14 perse
  9. Maggior percentuale di vittorie in una serie finale, 100%, Chicago Bulls, 6 finali 6 titoli vinti.
  10. Maggior percentuale di vittorie nella storia: 62%, Los Angeles Lakers (3,170–1,953)

Record Individuali:

  1. Minuti in una partita, 69, Dale ellis, Seattle Supersonic, il 9/11/1989, dopo cinque overtime
  2. Punti in una partita, 100, Wilt Chamberlain, Philadelphia Warriors, il 2/3/1962
  3. Punti in un quarto 37, Klay Thompson, Golden state Warriors, il 23/1/2015
  4. Assist in una partita, 30, Scott Skiles, Orlando Magic, il 30/12/1990
  5. Rimbalzi in una partita, 55,  Wilt Chamberlain, 24/11/1960
  6. Stoppate in una partita, 17, Elmore Smith, Los Angeles Lakers  28/10/1973
  7. Palle rubate in una partita, 11, Kendall Gill New Jersey Nets, il   3/4/ 1999
  8. Titoli vinti, 11, Bill Russel, Boston Celtics, 1956-1968.
  9. Punti in carriera, 38,387, Kareem Abdul-Jabbar, Milwaukee Bucks/Los Angeles Lakers, 1969-1989.
  10. Allenatore più vincente, Phil jackson, 11 titoli, sei con i Chicago Bulls e cinque con i Los Angeles Lakers.

 

Premi:

 A fine stagione ogni anno vengono assegnati dei premi individuali a giocatori e allenatori:

  • Rookie dell’anno, al miglior esordiente (in carica Michael Carter Williams)
  • Sesto uomo dell’anno (in carica Jamal Crawford)
  • Miglior difensore dell’anno (in carica Joakim Noah)
  • Giocatore più migliorato (in carica Goran Dragic)
  • Miglior allenatore (in carica Greg Popovich)
  • Miglior genaral manager dell’anno (in carica R.C Buford)
  • Mvp, most valuable player, il miglior giocatore (in carica Kevin Durant)
  • Mvp delle finals Nba (in carica kawhi Leonard)