Come l’ho convinto? Noi giochiamo a calcio | De Zerbi, altra vittoria su Allegri: sfumato il crack mondiale
Il calcio moderno piace sempre più ai giovani calciatori che spesso scelgono anche in base alla qualità del gioco espresso da alcuni allenatori.
Da diversi anni ormai si è aperta una discussione, in verità più filosofica e da salotto che concreta e reale, tra la differenza di intendere il calcio, ma soprattutto tra due diversi modi di allenare e di mettere la propria squadra in campo. Su queste basi, quindi, gli allenatori si dividono in due grandi categorie: i cosiddetti giochisti e i cosiddetti risultatisti.
I primi sarebbero quelli che prediligono il calcio offensivo, veloce ed aggressivo e che preferiscono tenere il pallone che lasciarlo all’avversario e, quasi sempre, segnare un gol in più degli avversari rispetto a subirne uno in meno. La filosofia di questi ultimi sarebbe quella di giocare un bel calcio prima di tutto, ma soprattutto che il risultato sarebbe soltanto una conseguenza naturale del gioco offensivo ed armonioso.
I risultatisti, invece, sono quelli che prediligono un calcio più difensivo che bada più al sodo e a cui l’estetica non interessa più di tanto. Questi allenatori hanno come unico obiettivo quello di vincere le partire, vincere è l’unica cosa che conta e non importa in che modo si raggiunga il risultato. Spesso, questa visione di intendere il gioco del pallone, coincide anche con il concedere quanto meno possibile agli avversati come primo obiettivo che la squadra deve avere nello scendere in campo.
I primi si affidano sul possesso palla, gli schemi offensivi ben curati e armoniosi, a volte sulla maniacalità della tattica che prescinde dai giocatori che si hanno a disposizione, mentre i secondi prediligono una fase difensiva ad oltranza per poi partire in contropiede, cercando di colpire di ripartenza e, spesso, grazie ai colpi di classe dei campioni che si hanno a disposizione.
Giochisti vs risultatisti, diatriba sempre più accesa
Soprattutto negli ultimi tempi questa discussione ha raggiunto livelli di esasperazione estrema, trovando terreno fertile anche tra opinionisti e addetti ai lavori. Questi ultimi si sono spesso lasciati coinvolgere nell’eterna diatriba tra giochisti e risultatisti, arrivando anche a parteggiare faziosamente per gli uni o per gli altri.
E così, tra i giochisti troviamo Pep Guardiola, prima di tutti, ma anche i vari De Zerbi, Klopp, Xabi Alonso, Thiago Motta, mentre a capo dei risultatisti c’è sicuramente Massimiliano Allegri, ma possiamo anche inserire in questa categoria José Mourinho, Antonio Conte e Diego Pablo Simeone. In passato, invece, i grandi antesignani della prima categoria sono stati Arrigo Sacchi, Zdenek Zeman e Johan Cruyff, mentre nella seconda si poteva inserire gente che comunque ha fatto la storia di questo sport, come Fabio Capello, Giovanni Trapattoni e Nereo Rocco.
Brighton, ecco la stellina argentina
Negli ultimi anni, però, i primi stanno avendo sempre più proseliti e si può tranquillamente dire che sono più di tendenza. Vanno talmente di moda che spesso un calciatore decide di andare a giocare per una piuttosto che per un’altra squadra anche in base al modo di intendere il calcio che ha chi le allena. Forse anche in base a questo, nel frattempo, la giovane stella argentina, Valentin Barco ha scelto che il Brighton sarà la sua nuova squadra.
Il classe 2004 che milita nel Boca Juniors ed è considerato uno dei talenti più cristallini tra i giovani del Sudamerica, approderà quindi alla corte di De Zerbi per dieci milioni di dollari. Terzino sinistro, ma all’occorrenza anche esterno offensivo, sia a destra che a sinistra, ha firmato con il club inglese fino al giugno 2028 dopo che il Brighton ha pagato per intero la clausola rescissoria.