
Chi mi conosce lo sa. Dopo mio padre e Pavel Nedved, Andres Iniesta e Leo Messi sono i motivi per cui ho iniziato a seguire il calcio. Il tiki-taka guardiolesco è stato per anni il mio modello di riferimento calcistico. Simpatie o meno, il Barcellona è stato indiscutibilmente protagonista degli ultimi 10 anni di calcio europeo. Quattro Champions League vinte in dodici stagioni sono la testimonianza di questo predominio. Tuttavia quello che è accaduto ieri sera può segnare una linea di confine nel calcio moderno. Non sarò di certo io a dichiarare la morte di una squadra leggendaria, non me lo permetterei mai. Dopo ogni eliminazione si tende a decretare la fine del ciclo di una squadra, per poi esser puntualmente smentiti la stagione seguente. Rimane il fatto che il Barcellona non manca i quarti di finale dalla stagione 2006-2007, con Frank Rijkaard in panchina. In campo c’erano già proprio Andres Iniesta e Leo Messi, due dei peggiori in campo ieri. Iniesta è sembrato fisicamente in difficoltà, in particolare sul terzo gol del PSG. Messi ha perso alcuni palloni decisivi, da cui sono nate ripartenze pericolose (ed un gol). In generale, il Barcellona non è sembrato coeso, pronto tatticamente e mentalmente. Il ricambio generazionale, Andrè Gomes e Umtiti in particolare, non sono sembrati all’altezza del ruolo.
Spesso nel calcio è difficile individuare dove iniziano i meriti di una squadra e i demeriti dell’altra. Uno degli artefici dell’epica vittoria parigina è stato indiscutibilmente Unai Emery. L’ allenatore spagnolo è diventato il “Re delle Coppe” grazie alle 3 vittorie in Europa League con il Siviglia. Il suo obiettivo, dichiarato, è la Champions League. Ha preparato una gara tatticamente perfetta, sfruttando transizioni offensive veloci e l’alta qualità tecnica dei suoi tre terminali offensivi. Emery può esser l’uomo giusto per la consacrazione internazionale del PSG. Ieri sera sono scesi in campo titolari 8 giocatori nati negli anni 90, oltre al diciannovenne Nkunku, subentrato a Verrati. Maiuscola prestazione del centrocampista italiano: oltre all’assist, 50 passaggi tentati, di cui 35 in verticale e solo 5 errori. A questi si aggiungono 4 tackle riusciti e 9 palloni recuperati. Classe 1992, solo la scarsa integrità fisica sta minando l’incredibile sviluppo di Verratti. Al suo fianco hanno brillato Matuidi e Rabiot. 21 anni per il centrocampista francese, autore di una novantina di presenze con la squadra in cui è entrato nelle giovanili nel 2010. Altro prodotto del settore giovanile parigino è Presnel Kimpembe. Coetaneo di Rabiot, il difensore centrale franco-congolese ha esordito in Champions League proprio ieri sera. Prestazione eccelsa, grazie all’ottimo tempismo negli interventi. Non molti allenatori in Europa avrebbero avuto il coraggio di “buttare nella mischia” un giovane in un ruolo così determinante, in particolare in Italia. Il suo compagno di reparto è stato Marquinhos, molte più presenze del francese in Europa, ma pur sempre un ventiduenne. L’ altra sorpresa di ieri è stata Thomas Meunier. Il terzino belga è stato acquistato dal PSG in estate per 6 milioni. Titolare nello scorso Europeo, non ha mai dato l’impressione di poter esser da top-team. Ieri sera è stato protagonista di una prestazione superba in entrambe le fasi: contropiede e assist per Cavani sul quarto gol e 8 contrasti vinti. Consacrazione europea anche per Julian Draxler. Acquistato per 45 milioni a Gennaio, sembra essersi integrato perfettamente nel tridente con Di Maria e Cavani. I due sudamericani hanno festeggiato con 3 gol il loro compleanno. La partita contro il Barcellona è stata la dimostrazione delle capacità di Emery di integrare giovani calciatori con stelle mondiali.
Nell’altra partita il Benfica ha sconfitto per 1-0 il Borussia Dortmund al Da Luz. Il gol decisivo è stato di Mitroglou nei primi minuti del secondo tempo. Partita roccambolesca, come il rigore sbagliato da Aubameyang. Molte le occasioni non sfruttate dai tedeschi, che dovranno rimontare lo svantaggio al ritorno.