Ayrton Senna oggi avrebbe compiuto 55 anni, e probabilmente in questo momento avrebbe festeggiato il suo compleanno in quel di San Paolo, nella terra che più di tutte ha pianto con dolore la perdita di un simbolo. Sono infinite le pagine, le biografie e i ricordi dedicati al pilota di Formula 1 che ha avvicinato i tifosi a questo sport, tra la passione e il coraggio a bordo di una macchina.
“Sono un privilegiato, ho sempre avuto una vita molto bella. Ma tutto quello che ho ottenuto l’ho guadagnato con l’impegno e il desiderio fortissimo di raggiungere i miei obbiettivi, di vincere, nella vita, non come pilota. Perciò lasciate che vi dica che chiunque voi siate, dovete avere una grande forza e una grande determinazione e dovete affrontare qualsiasi cosa con grande amore e fede in Dio e un giorno raggiungerete i vostri obbiettivi e avrete successo”, Ayrton Senna.
Nel ricordare il pilota brasiliano spesso si può notare una luce negli occhi di chi l’ha visto correre in pista, che però non è neanche lontanamente descrivibile. Allora l’unico modo per conoscere il Senna pilota è cercare notizie sui suoi successi.
Ayrton Senna nato a San Paolo il 21 marzo 1960 ha iniziato la sua storia a bordo di una monoposto nel 1984 nella Formula Ford 1600, ed è andato avanti di categoria in categoria, cambiando anche diverse monoposto: dalla Toleman alla Lotus passando per la McLaren e la Williams. È con la Lotus che ottiene nel 1985 la prima vittoria al Gran Premio dell’Estoril, ma per laurearsi campione del mondo ha dovuto attendere il 1988 a bordo della McLaren. In carriera ha conquistato ben tre titoli iridati nel 1988, 1990 e 1991:
“Correre, competere è nel mio sangue, è parte di me, è parte della mia vita; è da sempre che lo faccio e viene prima di ogni altra cosa”.
Nei dieci anni di gare uno dei ricordi da raccontare: è la storica rivalità con Alain Prost durata diverse stagioni e che nasceva, esclusivamente, in pista a bordo di una monoposto. Senna non correva soltanto per partecipare, ma voleva vincere, cercava ogni volta di raggiungere quel limite con freddezza e razionalità.
“Lui con me è umanamente incompatibile, ma non riesco a immaginare la mia carriera senza lo stimolo rappresentato da Alain”.
Accettava qualsiasi rischio, perché il pericolo è parte integrante del pilota che spinge al massimo e lotta per se stesso e per il team di persone che gli stanno dietro. il brasiliano aveva una particolare capacità nel concepire la messa a punto della sua monoposto, sceglieva gli pneumatici e viveva il suo lavoro come una fortuna.
Vittorie su vittorie, 162 gare con 41 gran premi vinti, entrando a far parte dell’Olimpo dei grandi con il numero maggiore di pole ottenute e come terzo automobilista in assoluto ad aver vinto più gare (battuto soltanto da altri due grandi mostri sacri come Schumacher e Prost).
Era amato forse per il suo sguardo spesso triste e malinconico, o forse per quella passione che metteva in ciò che faceva. Sono tanti gli sportivi che guardandoli in una foto ci si chiederebbe: e adesso che cosa starebbe facendo? Che cosa penserebbe del suo sport in questo momento? E poi ci si commuove ascoltando i commenti dei tifosi che hanno pianto a dirotto il giorno di quel maledettissimo incidente, l’uno maggio del 1994, al Gp di San Marino.
Appassionati della F1 che paragonano l’Hamilton o l’Alonso di turno al genio Senna sostenendo con gelosia che come lui non ci sarà mai nessuno. È una leggenda di tutti i tempi, un esempio per il pilota del domani e l’emblema della sicurezza ottenuta in pista che oggi i piloti hanno quando corrono. Il brasiliano, sembrerà strano, preferiva i circuiti cittadini perché richiedono una guida pulita e la massima concentrazione durante la gara. Ma la vittoria più bella e la più sofferta è stata quella di Interlagos del 24 marzo 1991(Brasile), e non solo perché si trattava del Gp di casa ma per come ha conquistato il successo finale. Senna è arrivato al traguardo trionfando nonostante pochi giri dalla fine avesse corso con il cambio bloccato in sesta. Ayrton Senna avrà avuto un solo rimpianto: non aver mai corso con la Ferrari, la macchina che considerava come un mito da raggiungere.
“Correre è la mia passione. La F1 è una gran parte della mia vita. Battermi al volante è nel mio sangue. Non sfuggire alla lotta è nella mia natura. Io voglio essere il più veloce, io voglio dimostrare di essere il migliore”.
Ricordare Ayrton Senna per quello che aveva fatto è troppo facile e forse anche troppo riduttivo, o difficile per chi non ha quella luce negli occhi ricordando i duelli con Prost o il suo arrivo al traguardo.