Umanizzare l’azienda per umanizzare il futuro

Una delle domande che in più occasioni emerge negli incontri tra responsabili delle risorse umane riguarda l’utilità di includere o meno i lavoratori disabili in un’azienda e di come questa integrazione debba essere portata avanti.

Un problema che facilmente si può estendere a tutte quelle società che si occupano di sport e che si vedono di fronte al bivio tra risultati sportivi e inclusione.

Nel libro Progetto Giasone, a cura di Frontini, Gastaldi e Pozzi, si fa riferimeno a un mercato del lavoro in cui la competenza settoriale e la specializzazione saranno sempre più fondamentali, con la necessità quindi di trovare persone capaci e salde tra “coloro che devono avere nella testa l’azienda”, ovvero i gruppi apicali, ma al tempo stesso si sottolinea come fondamentale la consapevolezza del reale ruolo lavorativo che dovrà essere assunto dal soggetto in difficoltà.

Tra le soluzioni protettive specifiche, che devono tenere conto delle trasformazioni del sistema produttivo e della scomparsa di alcune figure professionali, si sottolinea come la salute rivesta un ruolo importante anche dal punto di vista psicologico, in un sistema dove malattie come depressione, allergie e altre non necessariamente riconducibili all’area dell’handicap sono sempre più frequenti e oggetto di attenzione e preoccupazione.

“Spesso per giungere al riconoscimento delle difficoltà ed alla scoperta delle energie del soggetto disabile, il titolare dell’azienda ha bisogno di rappresentarlo in una situazione affettiva che sia a lui vicina”, si sottolinea nel libro, ad indicare un chiaro segnale di un percorso interiore che si manifesta soltanto di fronte alla personalizzazione del problema.

Qui è la chiave: l’azienda ha un problema produttivo e delle persone in difficoltà da valorizzare. Comprendere che un’intesa collaborativa può nascere soltanto nel momento in cui si cambia il modo di pensare, andando a personalizzare il problema, è l’unico punto di arrivo in grado di rispondere al problema.

“Il sapere specifico acquisito sul caso e sulla situazione, rimesso in gioco per scambiarlo, rinnovarlo con intelligenza e ragionevolezza, favorisce l’idea di misurarsi su un terreno nuovo con originalità sentita e condivisa, anche se non sempre rassicurante”.

In tutto questo, il lavoro di sensibilizzazione al problema dell’inclusione diventa sempre più fondamentale in qualsiasi settore produttivo, ed è per questo che anche all’interno del mondo dello sport, serve un percorso educativo volto a sensibilizzare attraverso la personalizzazione delle difficoltà in modo da entrare mentalmente nell’ottica di trovare una soluzione condivisa e integrante.


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