Sport e Paraolimpiadi: una corsa verso l’integrazione

Sport e Paraolimpiadi: una corsa verso l’integrazione

Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare. Esso ha il potere di unire le persone in un modo che poche altre cose fanno. Parla ai giovani in una lingua che comprendono. Lo sport può portare speranza dove una volta c’era solo disperazione. È più potente di ogni governo nel rompere barriere razziali. Lo sport ride in faccia ad ogni tipo di discriminazione“. (Nelson Mandela)

Bebe Vio schermitrice, Alex Zanardi, pilota prima e atleta paraloimpico poi, Trischa Zorn, nuotatrice americana più volte medaglia doro, come il nostro Federico Morlacchi: la storia delle paraolimpiadi regala personaggi di spessore umano autentico che indicano come lo sport sia senza dubbio il più grande strumento di inclusione e di valorizzazione per tutte le persone a rischio di emarginazione, tra cui le persone con disabilità, facendo loro conoscere il proprio corpo in tutte le potenzialità, ponendolo in un’ottica positiva da valorizzare e far esprimere e non come ostacolo e impedimento.

 

 

 

 

Se l’attività sportiva rivoluziona il punto di vista dei disabili, fornendo speranza e nuovi obiettivi, assegnando a ciascuno un ruolo, un compito preciso in un contesto collettivo, riuscendo così ad abbattere i muri che si creano all’esterno, perché nello sport si è tutti uguali, è anche vero che attraverso lo sport anche lo spettatore cresce e matura in un ambiente dove rispetto e valori hanno ancora un significato reale.

Il paradosso dello sport, per sua natura destinato a premiare i migliori, è che grazie a valori mutuati nel tempo come rispetto e partecipazione, ben rappresentati dal celebre motto di De Coubertain, “l’importante non è vincere, ma partecipare” oggi rappresenta il miglior strumento di comunicazione per messaggi di aggregazione che sempre più rappresentano uno strumento di marketing fondamentale per qualsiasi azienda.

I numeri delle paraolimpiadi: 4.300 atleti, 176 paesi a Rio, nel settembre 2016. Migliaia di appassionati con 2 milioni di biglietti venduti e molti più appassionati incollati davanti al televisore: niente male rispetto alla prima paraolimpiade, tenutasi a Roma nel 1960, con 400 atleti da 21 nazioni a contendersi le medaglie davanti a 5 mila spettatori presenti negli impianti dell’Acqua Acetosa.

Oggi le Paralimpiadi sono diventate l’evento principale in cui mostrare ciò che le persone disabili possono fare ed entusiasmano disabili, appassionati sportivi, addetti ai lavori e quell’ampia fascia di popolazione non disabile che sempre più capisce l’importanza di un progetto di inclusione.

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Giornalista, blogger e scrittore satirico. Esperienze a 360° nel mondo della comunicazione e continua voglia di scoprire, imparare e far sorridere i suoi lettori.

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