I grandi allenatori: Alejandro Sabella

Alejandro Sabella

Alejandro Sabella, nato a Buenos Aires il 5 novembre 1954, è stato un centrocampista centrale dal discreto passato come calciatore professionista.

Cresciuto nelle file del River Plate, nel 1978 prova l’avventura europea sbarcando in Inghilterra, alla corte dello Sheffield United. In due stagioni non convince appieno e passa al Leeds dove dopo un solo anno viene rispedito in Argentina, nell’Estudiantes.

Giocatore lento ma capace di giocate pregevoli, con l’Estudiantes giocherà per cinque stagioni, inframezzate da un prestito, per 10 gare, al Gremio, nel 1985. Chiude la carriera con l’Irapuato, in Messico, a 35 anni. In nazionale vanta solo 8 presenze.

Per diversi anni Sabella è stato l’assistente di Daniel Passarella: insieme hanno allenato la nazionale Argentina, il Parma, l’Uruguay, il Monterrey, il Corinthians e il River Plate. Apprezzatissimo per il suo lavoro sul campo, è stato considerato per anni il vero artefice dei successi di Passarella come allenatore.

Con la fine della carriera di Passarella arriva la svolta: Sabella nel 2009 viene chiamato a guidare l’Estudiantes, sua ex squadra. Subito vince la coppa Libertadores e l’anno successivo il torneo di Apertura ma i risultati nella stagione seguente non sono all’altezza delle aspettative e nel 2011 rassegna le dimissioni, sebbene la società provi in tutti i modi a trattenere il tecnico.

Grande amico del presidente della federcalcio argentina, il super potente Julio Grondona, al termine della Coppa America diventa l’allenatore dell’albiceleste, sostituendo Sergio Batista, rimasto alla guida della nazionale per soli 12 mesi, in sostituzione di Diego Armando Maradona.

Non amatissimo dai tifosi, che gli contestano l’esclusione di alcuni giocatori amati dal “popolo”, come Carlitos Tevez, predilige giocare con un 4-3-3 che protegga la squadra, considerata non eccellente in difesa, ma che consenta anche di sviluppare appieno l’estro dei tanti talenti offensivi dell’Argentina, Di Maria, Aguero, Lavezzi, Higuain e Messi su tutti.

La squadra ha tentennato nelle qualificazioni: le vittorie contro le selezioni più blasonate sono state accompagnate da una sconfitta in Venezuela e un pareggio in Bolivia, oltre che a una pessima gara contro il Perù. 

Ai mondiali ha però fortuna: porta la sua squadra fino in finale, che perderà contro la Germania. Al termine della competizione iridata si dimette: da allora è rimasto senza squadra.


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