Closing Milan: dalla Cina all’America, passando per le Isole Vergini. La spericolata trattativa di Yonghong Li

Closing Milan: dalla Cina all’America, passando per le Isole Vergini. La spericolata trattativa di Yonghong Li

CLOSING MILAN – La trattativa per la cessione del Milan, da Fininvest al broker cinese Yonghong Li, ha conosciuto un’improvvisa accelerazione nei giorni più complicati dell’intera operazione. Dopo il fallimento del closing del 3 marzo scorso, tutto sembrava presupporre il definitivo naufragio dell’affare. E, invece, parallelamente a quanto avvenuto in estate, quando fu firmato il preliminare tra la società di via Paleocapa e SES , l’accordo alla fine è arrivato. Non siamo ancora agli annunci ufficiali, ma ormai manca poco, e avrebbe davvero del clamoroso un ennesimo rinvio della trattativa. Il 14 aprile, quindi, si metterà la parola fine a questa vicenda, con la riunione dell’assemblea dei soci rossoneri, che testimonierà lo storico passaggio di consegne.

CLOSING MILAN, LA SVOLTA – Yonghong Li, personaggio di cui si sa davvero poco e, paradossalmente, si inizia a “narrare” tanto, ha completato la sua scalata al club rossonero in tre mosse, semplici, solo per chi ha esperienza di speculazioni in Borsa, scatole cinesi, conti off-shore e prestiti multimilionari. Dopo il mancato closing, sono arrivati altri milioni dalle Isole Vergini Britanniche. Il denaro sarebbe di mr. Li, a garanzia degli impegni assunti. Inutile dire che la sua provenienza lascia parecchie perplessità, ma – la versione ufficiale racconta questo – nessuno è più disposto ad investire, in un club di calcio o in altre attività, a causa delle restrizioni alle esportazioni di capitali dalla Cina. Li sarebbe rimasto solo, e il denaro avrebbe obbligatoriamente seguito la rotta dei conti off-shore. Ufficialmente, i 250 milioni versati nelle casse di Fininvest non hanno un particolare investitore o finanziatore, se non lo stesso Yonghong Li e la società da lui creata, la Sino-Europe Sports. Sfortunatamente, poi, SES, concluse le operazioni di finanziamento, è stata definitivamente sciolta, mentre i milioni investiti sono transitati da Hong Kong, Lussemburgo e Isole Vergini, senza mai passare dalla Cina, anche prima dei preoccupanti annunci sulle fughe di capitali. Infine, mr. Li ha coinvolto nell’acquisizione delle quote rossonere la Elliott Management Corporation, una società di investimento americana, nota per lo più nel comprare debito sovrano e rivenderlo al miglior offerente. Il denaro per chiudere l’acquisto del Milan viene dall’ingente sovvenzionamento della finanziaria statunitense, che avrebbe già stabilito i tassi di interesse e le eventuali conseguenze in caso di inadempienza sui pagamenti. Il dato preoccupate della vicenda è che c’è chi esulta, ipotizzando i nomi della prossima campagna acquisti. Insomma, sembra che la sola parola “closing”, al di là di ogni ragionevole dubbio, rappresenti l’epilogo trionfale dell’intera vicenda.

CLOSING MILAN, AL DI LA’ DI OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO – In conclusione, il 3 marzo dovevano emergere i nomi dei “colossi” economici e finanziari a capo della cordata cinese interessata all’acquisto del Milan. Ad oggi, non sappiamo se questi colossi siano mai stati coinvolti nell’affare, perché il closing non si è rivelato quello che pensavamo potesse essere: un’operazione di investimento di soggetti pubblici e privati cinesi interessati a lanciarsi nella poco remunerativa – ma molto popolare – attività d’impresa legata al football, un po’ come fece, con le dovute differenze, Silvio Berlusconi trent’anni fa. SES non esiste più, e Yonghong Li, che non può essere in possesso di requisiti economici sostenibili per il calcio attuale (considerando soprattutto quella che è la controparte che ha messo in vendita il club), sarà il futuro proprietario di una società con più di 300 milioni di debiti (oltre a quelli già accumulati in precedenza), da pagare in tempi relativamente brevi, ad un tasso di interesse tutt’altro che trascurabile.

Ma, attenzione, il closing è un successo oltre ogni ragionevole dubbio, perché chi scrive non ha nessuna idea di cosa siano esattamente le speculazioni in Borsa, le scatole cinesi, i conti off-shore e i debiti multimilionari ad elevati tassi d’interesse. Forse sarà un bene per il Milan o, più in generale, per il nostro “sistema” calcio.

Oppure, semplicemente, niente di tutto questo.

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