
Ogni tradizione deve pur iniziare, e il Brisbane Tens è sulla strada giusta
Collocata a inizio stagione di Super Rugby la kermesse di rugby a 10 ha intrattenuto gli spettatori accorsi al Suncorp Stadium di Brisbane.
Nonostante il gran caldo che ha costretto gli spettatori a rifugiarsi nelle zone in ombra dello stadio, lasciando la tribuna di fronte alle telecamere desolatamente vuota, lo spettacolo in campo e sugli spalti non è mancato.
In un’atmosfera simile ai tornei di rugby sevens, gli spettatori hanno indossato costumi, cantato, ballato e soprattutto incitato le quattordici squadre in campo per tutti e due i giorni di gioco.

Beniamini del pubblico, grazie a due belle vittorie nel primo giorno, sono diventati i giapponesi Wild Knights che hanno ricevuto applausi da tutto lo stadio e non solo dallo sparuto contingente di giapponesi arrivato a Brisbane.
Ma il torneo lo si deve ricondurre solo al folklore, che seppur c’è stato, non è stato il motivo per cui undici squadre di Super Rugby, una di Top14, una di Top League e una rappresentativa Samoana, si sono presentate al Brisbane Tens.
Il livello di gioco è stato molto alto, soprattutto se si tiene contro della novità quasi assoluta del torneo e del fatto che molti giocatori, per loro stessa ammissione, si siano presentati al torneo senza alcuna preparazione specifica nel formato a 10.
Il campo aperto ha favorito la fantasia e le giocate d’istinto, ma la struttura necessaria per affrontare mischie e touch ha fatto sì che non si sia trattato unicamente di una gara a chi corre di più come nel rugby 7. Ciò ha permesso a diversi giocatori dal fisico non necessariamente costruito per la pura corsa, di imporsi durante il torneo.
L’intensità agonistica è cresciuta di partita in partita e con la posta in palio sempre più alta la voglia di vincere si è fatta sempre più evidente e purtroppo anche gli infortuni, con due giocatori dei Chiefs che usciti in barella dalla finale vinta sui Crusaders.