Il Leo(ne) di Siviglia

Il Leo(ne) di Siviglia

Vincere ma non convincere, sembra questa la (dolce) maledizione della Juventus di Massimiliano Allegri. E anche ieri sera è stato così nella calda notte del Ramón Sánchez Pizjuán di Siviglia, dov’è andata in scena una partita che ha visto la squadra bianconera imporsi con un netto, sulla carta, 3-1 sugli isterici spagnoli. Ma non è tutto oro quel che luccica. E allora se da un lato ci sono i tre punti, preziosissimi perché garantiscono la vittoria, meritata sia chiaro, su un campo difficile, nonché la qualificazione anticipata agli ottavi di Champions League, il tutto condito dall’ottima prestazione di Rugani, che ha la personalità di un trentenne e i movimenti di un campione, dall’altro non si può far finta di nulla e infilare la testa sotto la sabbia dimenticando per esempio che per diversi minuti la Juve ha sofferto contro un Siviglia ridotto in dieci uomini e quasi mai sembrato davvero in inferiorità numerica. Oppure i numerosi errori individuali di diversi giocatori juventini, incapaci perfino di azzeccare un passaggio a tre metri dal compagno, o  impegnati in stucchevoli quanto inutili tocchi “no look” come nel caso di Cuadrado, che pure a un certo punto aveva fatto la differenza e che proprio alla luce di quanto mostrato fino all’espulsione di Vasquez, sembrava poter fare scempio della difesa spagnola nella ripresa. Invece niente di tutto questo: il colombiano è sparito per tutto il secondo tempo, come altri suoi compagni. Meno male che la vecchia guardia non molla mai, e che i vari Bonucci e Marchisio, quest’ultimo giustamente non al 100% visto il lungo periodo di inattività ma sempre motivato e presente anche quando c’è stato da coprire i buchi lasciati da uno spento Pjanic, sono sempre lì. Segna Leo, lotta Claudio, chiude i varchi Rugani sotto lo sguardo attento di Gigi Buffon, e la partita finisce 3-1 per i bianconeri.

Ciò che è mancato ieri, al di là delle carenze a centrocampo che denunciamo ormai da tempo, è stata per alcuni giocatori juventini proprio la cattiveria agonistica, quella ferocia che a certi livelli fa la differenza. E poi le idee, un gioco, uno schema che non fosse quello del far girar palla da destra a sinistra e da sinistra a destra, in attesa che qualcuno si prendesse la responsabilità di un lancio o di una giocata individuale. Così, diciamocela tutta, non si fa molta strada, e di questo ci auguriamo sia consapevole Allegri, il quale è chiamato a fare qualcosa prima che la Dea bendata si giri dall’altra parte e lasci che la Vecchia Signora si arrangi coi suoi mezzi. Che sono tanti, sia chiaro, ma che diventano “pochi” se non sfruttati a dovere e non messi in condizione di rendere.

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Giornalista, scrittore e Social Media Editor, è una delle firme storiche di Multiplayer.it. Ma in diciotto anni di attività ha anche diretto il settimanale Il Ponte e scritto per diversi siti, quotidiani e periodici di videogiochi, cinema, società, viaggi e politica. Tra questi Microsoft Italia Tecnologia, Game Arena, PlayStation Magazine, Kijiji, Movieplayer.it, ANSA, Sportitalia, TuttoJuve e Il Fatto Quotidiano. Fa parte di Giornalisti Senza Frontiere ed è spesso impegnato in scenari di guerra come la Siria e la Libia.

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