
L’Italia ovale ha un nuovo patrono, San Conor da Limerick
Dopo l’imbarcata contro la Nuova Zelanda, la vittoria sul Sud Africa, la prima in tredici tentativi ha il sapore dell’impresa
Il tecnico irlandese al quale è stata affidata un’Italia in crisi d’identità ha compiuto il miracolo ovale, trasformando una squadra poco concreta in una capace di portare l’incontro sul piano tecnico preferito agli avversari e di batterli più nettamente del risultato.
Riconoscendo i limiti di un Sud Africa lesionato dalle guerre interne e guidato in maniera bizzarra a dir poco da Allister Coetzee, la partita degli azzurri è stata una dimostrazione di un gran bel rugby difensivo.
Pochi fronzoli in attacco, per quelli non sono ancora pronti i cinghiali di O’Shea, ma tanti placcaggi e una mole di lavoro impressionante da parte di tutti, dal solito immenso Capitan Parisse a un Favaro in forma eccezionale, agli oriundi sudafricani che hanno dato il 110%.
Il muro azzurro eretto di fronte alla linea di meta, dopo due svarioni nei primi 20 minuti, ha respinto gli Springbok in più occasioni nel primo tempo e soprattutto nella ripresa, quando meritato un cartellino giallo a Fuser, ha costretto gli azzurri a fare gli straordinari.
Proprio in 14 contro 15 i cinghiali hanno dato il meglio, frustrando gli avanti sudafricani e non concedendo più di un piazzato.
Da quella che sarebbe potuta essere la svolta per il Sud Africa, la partita ha preso il verso dell’Italia. La convinzione dei giocatori azzurri è salita alle stelle, mentre sui volti dei sudafricani si iniziavano a intravedere i dubbi.
Poco importa se la vittoria sia stata di soli due punti invece dei nove che sarebbe potuta essere se l’arbitro addetto alla moviola non avesse insistito nel vedere lo scarpino di Fuser oltrepassare la linea laterale.
Italia 20 (10)
Mete: 11′ Van Schalkwik, 58′ Venditti
Trasf.: Canna 2/2
Piazz.: Padovani 1/1, Canna 1/1
Sudafrica 18 (12)
Mete: 8′ pt Habana, 17′ De Allende
Trasf. :Lambie 1/1
Piazz. : Lambie 1/1, Jantjies 1/1