
Quest’anno la rosa della Juventus ha grosse, grossissime potenzialità. I tifosi si aspetterebbero di vedere una manovra offensiva convincente, un gioco più corale e meno legato agli strappi dei singoli rispetto al passato. E’ normale e anche positivo che sia così, basti pensare alle critiche che si è preso Chiellini dopo le dichiarazioni di Siviglia.
Tuttavia, le (sacrosante) aspettative sulla Juventus di quest’anno non devono compiere l’errore di rivelarsi talebane e preconcette, di non tenere più conto dei singoli contesti. In effetti, sarà forse per la classifica problematica dell’Udinese, ma la sfida di sabato è stata percepita da molti come una formalità che Allegri avrebbe dovuto sbrigare con estrema facilità.
Nulla di più superficiale. Anzi, Juventus-Udinese era un match che nascondeva diverse insidie dietro l’angolo. Prima di tutto, il giocare subito dopo la sosta non è mai facile, tra voli transoceanici e rientri in extremis dall’altra parte del mondo, soprattutto se poi hai una quantità elevatissima di assenti in zone nevralgiche del campo. L’imminente decisivo match col Lione richiedeva delle rotazioni a cui pensare, e inoltre ci si trovava di fronte un avversario in cerca di riscatto col nuovo allenatore in panchina, che nelle scorse due settimane aveva potuto lavorare con buona parte della rosa al completo.
Insomma, una di quelle classiche gare in cui la sostanza conta più della forma, in cui si bisogna raccogliere i tre punti senza fare troppo gli schizzinosi. Una di quelle partite che vanno vinte se si ha come obiettivo lo scudetto.
Nonostante ciò, l’incontro ha offerto molti più spunti tattici di quanto fosse lecito aspettarsi. A causa delle molte assenze, per la prima volta la Juventus veniva schierata con due centrocampisti di ruolo, una novità degna di nota nel credo calcistico di Allegri. Infatti, era legittimo pensare che la Juve si sarebbe schierata con un 4-4-2 classico o comunque con una formazione molto flessibile.
Invece, nel primo tempo si è visto un evidente ed esclusivo 3-5-2 in fase di possesso palla, con Alex Sandro interno di centrocampo, Evra esterno sinistro e Lichtsteiner centrale difensivo di destra. Come ammesso anche da Allegri, la squadra ha però funzionato poco, tant’è che nella ripresa si è passati ad un insolito e rivoluzionario 3-4-2-1, con Dybala a destra e Cuadrado a sinistra (novità assoluta), testando per la prima volta Evra nella difesa a 3. Come successo in passato, Allegri ha deciso di cambiare schieramento nel momento di maggior affanno.
Nel finale, poi, l’ingresso di Sturaro ha portato a un iper difensivo 5-4-1 per tenere il risultato: con le pesanti assenze in mezzo al campo, Allegri ha ritenuto che la squadra non fosse in grado di gestire il pallone con tranquillità, preferendo quindi rischiare il meno possibile.
Le premesse di ieri rendevano la gara tutt’altro che scontata, il contesto giusto per trovare qualche difficoltà. Certo, le brutte prestazioni tecniche di molti uomini hanno ridotto ulteriormente la qualità del gioco, ma i paragoni con la pessima prova di Palermo lasciano il tempo che trovano. Per quanto riguarda ieri, si può benissimo essere soddisfatti. Poi è chiaro che da Lione in poi la musica dovrà cambiare, ma è un qualcosa di talmente scontato che diventa pure ridicolo evidenziarlo.