
Chi sbaglia, paga. Dura legge della vita e anche del calcio. Perfettamente applicabile a quanto si è visto ieri pomeriggio in Napoli-Roma. I padroni di casa, lontani dalla miglior versione di se stessi (e l’assenza di Milik è persino relativa), hanno commesso troppi errori. Trovando, di contro, una formazione capitolina sicura dei propri mezzi e che sapeva dove colpire. Riuscendoci, immancabilmente.
Dicevamo degli errori marchiani compiuti dal Napoli. Ma la sconfitta va ben al di là delle cappellate clamorose compiute da Koulibaly e Hysaj sulle reti di Dzeko. La squadra di Sarri è venuta meno nei suoi principi fondamentali, l’aggressività e la capacità di giocare stretta tra i reparti, con la difesa alta. Basterebbero due dati a spiegarlo: in tutta la gara, il Napoli ha commesso solo 5 falli e non è mai riuscita a mettere in fuorigioco gli attaccanti della Roma. Sono stati bravi, certo, i vari Salah, Dzeko, Perotti a giocare sulla linea, ma, evidentemente, agli azzurri dietro sono mancati degli automatismi. Sebbene Maksimovic non abbia disputato una prova così malvagia, l’assenza di Albiol ha inciso.
La mancanza dello spagnolo è risultata pesante anche nell’efficacia della costruzione dal basso. Troppo macchinosa la circolazione di palla nel momento in cui Jorginho veniva marcato. Anche se stavolta l’italobrasiliano ha subito un controllo meno asfissiante di altre volte. In effetti la Roma non ha effettuato un pressing particolarmente offensivo, badando principalmente a chiudere il più possibile le linee di passaggio per gli inserimenti. Prova ne siano il dato impressionante sulle palle intercettate (ben 25) e il campetto posizionale della squadra di Spalletti.
In particolare la Roma è riuscita a tagliare fuori dal gioco il terminale offensivo azzurro. Ma sarebbe più corretto dire che tutto il Napoli ci ha messo del suo. Del resto se l’attaccante bergamasco ha toccato solo 10 palloni in 55 minuti, la colpa non sarà soltanto sua. L’ingresso di Mertens ha dato quantomeno una scossa emotiva (3 conclusioni, un passaggio chiave, 2 dribbling). Ma si può dire che questa prima versione del “falso nueve” non abbia convinto. Oltretutto, gli altri cambi di Sarri hanno lasciato perplessi: decisamente tardivo quello di Zielinski, poco sensato quello di El Kaddouri. Come a Bergamo, la squadra ha dato l’impressione di sfaldarsi nel secondo tempo. Sia dal punto di vista dell’armonia di gioco (che ieri, comunque, nel primo tempo c’è stata) che dell’intensità fisica. Il tecnico dovrà riflettere molto su questo, ancor prima che sulla questione Gabbiadini o falso nueve.
Spalletti, invece, ha azzeccato praticamente tutte le mosse. Stravincendo, alla distanza, il confronto dal punto di vista tattico, soprattutto quanto a equilibrio complessivo. In questo senso, determinante la prestazione di Perotti: 2 passaggi chiave, 2 dribbling, ma anche 4 palle intercettate, record tra i giallorossi. L’argentino ha aiutato ad allungare e accorciare la squadra a seconda delle necessità. Non è un caso che, da quella parte, uno come Callejon sia stato costretto a una delle peggiori prestazioni da quando è in azzurro.
La Roma, nel suo insieme, ha disputato una partita accorta, con un atteggiamento non eccessivamente spavaldo. Ma sarebbe inesatto dire che si sia limitata al contenimento. Prima dell’1-0, i giallorossi avevano avuto almeno altre tre occasioni piuttosto nitide per fare gol. I 14 tiri complessivi (ben 3 a firma di Nainggolan, che dopo un inizio incerto ha dominato la scena a centrocampo) verso la porta raccontano di una squadra che non ha mai rinunciato ad offendere.
Dopo la gara di ieri, non sappiamo se esista un’anti-Juve, considerati i 5 punti di vantaggio dei bianconeri dopo sole 8 giornate. Sappiamo però che in questo momento, tra Napoli e Roma, i rapporti di forza in campionato sembrano essersi ribaltati. Non solo per quanto dice la classifica.