
Nonostante le diatribe per un rigore dato o non dato, o un mancato cartellino giallo o meno, il calcio resta lo sport preferito da gran parte degli italiani. Non è quindi un caso se anche a livello di videogiochi fra i titoli più venduti, e dunque più ricercati, ce n’è sempre almeno uno dedicato a questo sport. La scelta in tal senso avviene in questo periodo, quando i due eterni rivali della scena calcistica elettronica arrivano nei negozi, cioè a dire PES e FIFA. Al mercato l’ardua sentenza su chi sarà il preferito dal pubblico, a noi l’onore e l’onere di raccontarvi questo FIFA 17 di Electronic Arts.
Una volta avviato il gioco sono i nuovi menu, si può selezionare dunque una delle tante modalità presenti in FIFA 17, che a grandi linee sono le stesse del 2016. Per questo motivo liquidiamo velocemente quelle classiche, come le amichevoli, le coppe e i campionati ufficiali (tantissimi quelli coperti da licenze ufficiali, compresa la nuova J-League giapponese) o personalizzati, e ci limitiamo ad accennare alla presenza del Pro Club, arricchito da una migliorata schermata per le statistiche, e dalla possibilità di disputare partite con un numero minimo di cinque utenti da alternare alla dinamica di gioco 11vs11. E poi c’è Stagioni, che nella sua parte online alle tradizionali caratteristiche legate al matchmaking, alla bacheca per i trofei e ai titoli di divisione, affianca pure l’opzione Co-Op, e EA Sports Football Club, area del prodotto che rappresenta il culmine della produzione a livello statistico e di raccolta dati attraverso tutte le modalità di gioco, con la possibilità di accedere subito allo stato degli amici, di mandargli velocemente dei messaggi e di regalare gli oggetti sbloccabili dal catalogo. Dulcis in fundo c’è Ultimate Team, la modalità che permette di creare la propria squadra ideale basando gli acquisti e gli scambi di calciatori, rappresentati da una figurina che ne indica il valore globale, su un sistema di aste.
Le sezioni più importanti della componente single player restano però la Carriera e la nuovissima modalità Il Viaggio. La prima consente al videogiocatore di impersonare un atleta, un allenatore o un manager all’inglese, gestendo cioè vari aspetti di una squadra. In questo ruolo, infatti, l’utente deve lavorare bene sul campo e fuori per non essere esonerato, cercando di destreggiarsi al meglio fra le insidie di un calciomercato caratterizzato da diverse variabili sia in fase di acquisto che di vendita, nei rapporti con lo staff, con i calciatori (la comunicazione con loro non avviene più per e-mail ma in maniera rapida) e con la stampa. Pure in questo FIFA 17 gli sviluppatori hanno tra l’altro cercato di dare più risalto all’aspetto immedesimazione, incrementando la mole di notizie legate alle squadre e ai tornei, alle aspettative dei tifosi e a quelle della dirigenza. Con Il Viaggio, invece, EA introduce in FIFA una modalità “storia” sulla falsariga di quella che da anni impreziosisce la serie NBA2k: per la prima volta in assoluto è dunque possibile vivere come un calciatore, dentro e fuori dal campo, vestendo i panni di Alex Hunter, il nuovo astro nascente della Premier League. L’obiettivo finale è ovviamente quello di crescere di diventare passo dopo passo, partita dopo partita, una delle stelle del calcio mondiale, giocando in un club della Premier League, confrontandosi con allenatori carismatici e giocando al fianco dei più grandi fuoriclasse del pianeta.
Dopo aver ampiamente vivisezionato le opzioni di gioco di FIFA 17, vediamo di addentrarci finalmente nell’analisi del gameplay vero e proprio. La precisione dei movimenti sul campo e quella del comportamento della palla sono da considerare il vero e proprio dogma di questa nuova edizione, fortemente concentrata su quella che pare essere stata una sorta di parola d’ordine di Electronic Arts: “fisicità”. Fisicità degli atleti, fisicità dei contrasti, fisicità del pallone. La palla rimane meno attaccata al giocatore, la sfera è più credibile nel modo di “comportarsi”, specie nei rimbalzi e nei tiri bassi, non è possibile fare troppo i fenomeni a centrocampo, ma anzi bisogna difendere la sfera e saperla far girare opportunamente con l’aiuto dei compagni. I quali, grazie a delle routine rinnovate, si muovono in maniera intelligente per suggerire il passaggio o per creare varchi: le sovrapposizioni in tal senso sono state migliorate, e capita spesso che queste non servano solo a dettare l’assist, ma anche a creare spazi per i compagni, aprendo le difese in due con micidiali diagonali, per offrire un ventaglio di opzioni maggiori al portatore della palla. Alla luce di quanto descritto viene fuori un ritmo di gioco più lento e ragionato, ma non per questo statico o noioso, con un discreto incremento del livello di difficoltà che va di pari passo con l’aumentato realismo.
Procedendo nella nostra analisi del titolo di EA gettiamo uno sguardo sulla sua parte tecnica dove, grazie all’uso del nuovo engine Fostbite, si segnala una grafica molto curata in ogni dettaglio. I modelli poligonali dei calciatori sono splendidi, ben proporzionati e animati in maniera magistrale al punto da dare la sensazione di vedere persone reali sul campo. Belli anche i volti, almeno degli atleti più famosi e di quelle squadre come la Juventus, i cui atleti hanno avuto i visi scannerizzati uno per uno dai grafici di EA. Di ottima fattura anche i volti e i corpi delle calciatrici donne, e la riproduzione delle divise, che godono come le squadre che rappresentano delle licenze ufficiali, e i dettagli di contorno. Altra nota positiva è rappresentata a nostro giudizio dalla telecronaca. Ancora una volta il racconto delle sfide è stato affidato al collaudato duo formato da Pardo e Nava, il che è un bene per chi ama le loro voci. Inoltre essa è molto più dinamica e completa di quella presente in PES per ritmo e parole. Il comparto audio può contare sulla solita ottima colonna sonora e su degli splendidi cori, riproposti qui in maniera più intensa e pieni rispetto all’edizione scorsa, con un tifo reattivo che accompagna bene le varie fasi del match. Ci sono i classici fischi contro arbitro o avversari, gli applausi di incoraggiamento verso i propri beniamini e i differenti boati dopo un gol, che variano a seconda del momento del match e dell’importanza stessa della marcatura. Segnare una rete decisiva allo scadere davanti al pubblico amico non dà soddisfazione solo per il risultato ottenuto, ma anche per la gioia con cui viene accolta dai propri sostenitori.
Negli ultimi anni Electronic Arts sembra aver fatto suo quel modus operandi che aveva contraddistinto l’attività di Konami con PES nell’era di PlayStation e PlayStation 2: una volta raggiunto un certo livello qualitativo, il team di sviluppo si è concentrato di episodio in episodio sui piccoli interventi, riuscendo nell’impresa di migliorare il gameplay, come un occhio attento può notare pad alla mano. A prima vista, infatti, FIFA 17 può sembrare uguale al predecessore, ma bastano solo poche partite per far cambiare a chiunque opinione in proposito, oltre che per offrire svariate modalità di gioco e l’interessante Il Viaggio. Certo, il titolo non raggiunge ancora la perfezione assoluta e permane qualche difetto, ma d’altronde è pur sempre un videogioco. Per il calcio, quello vero al 100%, l’alternativa a FIFA 17 resta sempre quello giocato sul campetto sotto casa.
Un ringraziamento a EA per averci fornito la copia per la recensione.