
La carriera di D’Angelo Russell è appena iniziata, il playmaker è entusiasta di far parte della NBA, ma non sembra troppo soddisfatto dei minuti che gioca. Meno minuti in campo ora però, potrebbero significare molto per la sua formazione.
Perchè bruciare ora minuti in campo? L’NBA è in un’epoca in cui l’attenzione per i minuti giocati è massima, in oltre il momento di ricostruzione dei Los Angeles Lakers è appena iniziato,perciò buttare un giovane nella mischia facendogli bruciare le tappe è un rischio troppo alto.
Russell non gioca comunque poco, l’idea che coach Scott lo freni non è giusta, il play in realtà è il quarto tra rookie per minuti giocati a partita: 28,4, più di Karl-Anthony Towns (28,3) e Kristaps Porzingis (27,3). Non è l’unico playmaker rookie a sedersi in panchina nel quarto periodo, Mike Malone coach dei Denver Nuggets, ultimamente sostituisce il rookie Emanuel Mudiay con il veterano Jameer Nelson.
La gestione di Russell da parte di Byron Scott ricorda molto il primo anno di Baron Davis. Nel 1999-200, il “barone” muoveva i suoi primi passi in NBA con la maglia degli Charlotte Hornets, allenati da coach Paul Silas. Davis andò in panchina in tutte le 82 partite con una madia di 19 minuti in campo, molto meno rispetto a Russell.
Ricordando quei giorni Davis dice:“Ero molto arrabbiato, ho fatto la fame.Ho lavorato molto in palestra tutta la stagione e ho dovuto dimostrare moltissimo per diventare un giocatore NBA”
Baron Davis iniziò a giocare titolare solo dalla sua seconda stagione, mantenendo una media di 14 punti e 7 assist a partita, portando gli Hornets fino ai playoff.
Se la carriera di D’Angelo Russell dovesse seguire le orme di quella del Barone, allora i Lakers avranno un ottimo ritorno dal loro investimento. A inizio stagione il rendimento di Russell non era eccezionale: 12 punti e 3 assist a partita, ma d’altronde D’Angelo è arrivato al palco scenico NBA con solo una Big Ten e due tornei NCAA alle spalle.
Una piccola anteprima del futuro di Russell, l’abbiamo avuta contro i T-wolves mercoledì scorso, quando Kobe Bryant ha lasciato spazio ai giovani. il giovane play ha piazzato un career high da 23 punti. L’anno prossimo quando Kobe non ci sarà più potrebbe arrivare il turno di D’Angelo Russell.
Tutto questo fa parte della crescita di un giocatore, aspettare il proprio turno in panchina è frustrante, ma se D’Angelo Russell vuole diventare una superstar deve passare anche da questo, non tutti i grandi campioni hanno fatto la differenza fin da subito, vedi Steph Curry.