L’arrampicata sportiva, sia essa su roccia o praticata indoor, per il particolare stress a cui sottopone soprattutto le estremità superiori del corpo, ha contribuito a creare e a far conoscere una serie di infortuni specifici che in precedenza erano ignoti alla medicina della sport in quanto rarissimamente diffusi nella popolazione che non suole praticare quest’attività.
Gli infortuni più frequenti avvengono a carico della mano interessando tendini, capsule articolari e pulegge. La lesione acuta più consueta è proprio la rottura della puleggia. Le pulegge sono strutture fibro-ossee complesse ed importantissime che si trovano in ogni falange. La puleggia svolge una funzione di sostegno, di collettore, mantenendo la guaina tendinea, ed il tendine flessore che vi scorre all’interno, il più possibile vicina alla struttura ossea su cui si poggia. In parole povere può essere descritta come ciò che mantiene uniti tendine ed osso, permettendo la normale mobilità delle dita. Per capire con immediatezza la funzione della puleggia viene anche utilizzato l’esempio della canna da pesca: gli anelli in cui scorre il filo sono le pulegge, l’asta della canna è l’osso e il filo da pesca è il tendine.
La rottura della puleggia causa un dolore intenso, gonfiore e può segnalarsi anche con una sporgenza del tendine, non più stabilmente unito alla falange. Porta inoltre ad una perdita di potenza del dito interessato compromettendone anche la mobilità. Una peculiarità di questo infortunio sta nel fatto che, nel momento in cui si verifica, è accompagnato da un caratteristico quanto acuto schiocco, documentato nel video che segue.
Una patologia di questo genere può essere prevenuta nastrando le falangi che sono maggiormente sollecitate, e soggette a tale infortunio, durante l’arrampicata (medio ed anulare) e cercando di non stressare eccessivamente le proprie dita con sessioni di allenamento specifico troppo intense o troppo frequenti. Ma soprattutto la si combatte con la comprensione del proprio corpo. Queste particolari strutture non sono muscolari ma fibrose e necessitano di un periodo di adattamento in cui lentamente si rinforzano, rendendole capaci di sopportare carichi superiori. L’adattamento è graduale e, come già accennato, lento per cui è consigliabile non strafare specie se si è iniziato a praticare l’arrampicata da poco tempo.